Si, mi sento in colpa. Forse vi fa piacere sentirmelo dire. Sapere che mio fratello è in guerra, da qualche parte, mi fa sentire profondamente colpevole. Forse perché gli ho rubato la ragazza permettendogli di arruolarsi? Sto cercando di redimermi, di sentire un po’ meno quell’insostenibile peso. Ed eccomi all’ospedale dei veterani come volontario. Si, lo ammetto, è un modo triste per zittire quella stupida vocina che mi dice che è colpa mia se Reese se ne è andato. E come se non bastasse mamma è partita per l’Afghanistan con l’intenzione di riportarlo a casa. A quanto pare le preghiere di papà non sono servite a molto (come se fossero mai servite). Durante una delle mie sessioni di volontariato mi sono accorto della placida calma (per non dire funerea serenità) che regna. I vecchietti non hanno neppure la forza per giocare a ping-pong, si rimbambiscono davanti alla Tv e io devo pure fargli le spugnature. La simpatica infermiera, un donnone che mi guarda come se leggesse sulla mia fronte il motivo per cui sono lì, ogni giorno gli da le loro medicine. Ma che medicine, quelle sono doping! Come posso sapere che sono soffocati da quelle pillole vivendo gli ultimi attimi della loro vita come automi?...Dite che il caso di Reese mi stai influenzando un po’? Sta di fatto che, nel mio eroico intento di liberarli cacciando via le pillole, abbia scatenato quella che si potrebbe definire una guerra nucleare. Solo in un campo più ristretto. A quanto pare non è che sia in grado di fare molto. E, anche se Dewey non vorrebbe ammetterlo, anche a lui manca Reese. Così eccoci a lanciare i pannolini di Jamie pronti per il cassonetto dal tetto. Li abbiamo legati a dei palloncini e, al momento giusto, questi scoppiano e a bomba cade sull’ignaro passante. Tutto questo durante una mostra d’arte nel quartiere. Ma niente sembra divertirci, o stimolarci particolarmente. Quando ecco, da lontano, Reese arrivare vivo e stupido come sempre.
Bentornato fratello, bentornato.